giovedì 20 novembre 2008

OGGI 20 NOVEMBRE 2008.

Il 20 novembre ricorre l’anniversario della Convenzione Sui Diritti Dell'Infanzia,
Volevo scrivere qualche cosa su questo giorno.

Mi sono impegnata ed ho scritto un lungo articolo sul nuovo Decreto sulle “classi ponte”( poi chiamate “di inserimento”) promosso dal Parlamentare leghista Cota. Mi sembrava un buon modo per parlare dei tanti diritti violati dei bambini.

Poi ho riletto tutto, più volte. Tutte cose “sacrosante” e mi sono vergognata. Vergognata per quanto anche io, senza volerlo lo giuro, proteggo la mia coscienza da una verità che mi dovrebbe tenere sveglia ogni notte. Lo faccio, spostando il problema su cose che posso combattere ma che infondo ancora riesco a digerire. Lo faccio cancellando dai miei pensieri l’intollerabile, l’inimmaginabile.

Come quando vedo un bambino morire di fame in televisione e per non cambiare canale debbo violentarmi l’anima, perché l’istinto è non vedere, non sapere, non pensare.

Mi sono vergognata e sono andata a cercare tutto quello che non vorrei sapere per leggere con voi 2 sole storie, tra le tante, che fanno orrore.

Perché prima di qualunque altra cosa credo che ci si debba riappropriare della capacità di piangere.

“Vengo da un Paese che ha 150 milioni di abitanti e dove, pochi giorni fa, una madre nella periferia di Recife, che è una delle grandi città del Nordest del Brasile, città piuttosto ricca, una madre, dunque, ha mangiato carne umana. Lei che lavora tra i rifiuti, là ha trovato un pezzo di carne e l'ha portato a casa e l'ha fritto. Alcuni vicini hanno notato che usciva da quella carne un grasso strano e le hanno detto: 'Ma questa è carne umana!'. Lei ha risposto: 'Ma io ho tanta fame! e mio figlio... anche se è carne umana la mangio lo stesso'. Era la carne di un seno che era stato buttato nei rifiuti dell'Ospedale di Recife. E' questo seno che quella donna e suo figlio hanno mangiato pochi giorni fa.Vengo da un paese dove gli esclusi già mangiano carne umana e dove poco fa un bambino del Nordest del Brasile che moriva di fame chiese a sua madre: 'Mamma, ma in cielo c'è il pane?'. Già, siccome non c'è pane qui sulla terra, il bambino sognava che almeno in cielo si potesse mangiare il pane.Io domando: il sistema attuale neoliberista, con i suoi criteri di gestire l'economia, offre davvero possibilità di vita per tutti gli esseri umani? Si dice che il Brasile produca a sufficienza per nutrire 150 milioni di abitanti; invece sappiamo anche troppo bene che l'economia brasiliana è pianificata solo per 60 milioni di persone. [Gli altri 90 milioni sono esclusi. Escluso è più che povero. Il povero conserva la prospettiva di uscire da uno stato di mancanza di beni, di cultura]. Gli esclusi invece non contano. Gli esclusi non sono cittadini. Gli esclusi non hanno diritti. Gli esclusi, se scompaiono, nessuno se ne accorge" (J. Lancellotti, Il caso Brasile. Gli esclusi, in Fondazione Internazionale Lelio Basso per il diritto e la liberazione dei popoli, Violazione dei diritti dei bambini.)

GERARD LUTTE, docente di psicologia all'università La Sapienza di Roma, ha raccolto testimonianze di vite di strada. Così una giovane di Città del Guatemala ha raccontato la propria esperienza:"Difficile la vita di strada, è difficile... Mio padre non lavorava, mia madre vende verdure e un po' di frutta, ma non ha molto denaro, a volte neanche per le tortillas... Ho un mucchio di fratellini e sorelline... Ho studiato fino alla quarta elementare... da piccola andavo a lavorare, incollavo calcomanie di propaganda di un partito sulle macchine, a volte mi maltrattavano, ricevevo 10 quetzales al giorno... Io sono uscita di casa a 15 anni perché avevo molti problemi, mio fratello maggiore mi prendeva a botte... e mio papà e mia mamma lo lasciavano fare... Conoscevo dei ragazzi che stavano [nella strada], per curiosità chiesi a loro della colla [da inalare] per provare. La prima volta che l'ho presa mi sentivo soffocare, poi quando mi sono abituata ho continuato a farlo perché con una bottiglia di colla a buon mercato mi passava la fame, la sete, dimenticavo i miei problemi...Per mangiare bisogna rubare, anche ai propri compagni, o prostituirsi... Così è la vita nella strada... C'è prostituzione da tutte le parti... Gi uomini trattano male le ragazze, le più piccole, le bambine che sono molto piccole, le pagano meglio che le grandi, quelle di 12, 13 anni, però fanno con loro ciò che vogliono e dove vogliono perché le pagano...Per rubare, prima si sorveglia per vedere se viene qualcuno, poi apri la macchina, poi ti metti a togliere tutto, la radio, lo specchio, il registratore... le borse e poi si va a vendere tutto al Mercato delle pulci e poi si dividono i soldi tra tutti... Però a volte non si presenta l'occasione e ti tieni la fame...Io ho fatto parte di un gruppo di 40 ragazzi... Quando viene una nuova ragazza, la prima cosa che devono fare è violentarla... poi non le fanno più nulla, la lasciano in pace... E' un'esperienza molto dura, io quando mi ricordo... mi metto a piangere... Fu l'esperienza più dura che ho subito nella strada, non si può mai dimenticare uno stupro... La vita delle ragazze di strada è più dura; se un poliziotto acchiappa un uomo gli prendono i soldi ma non lo portano in una pensione con la forza... A volte i poliziotti ci acchiappano e ci dicevano di andare a dormire con loro se no ci avrebbero portato al carcere... Non ho voluto e sono stata imprigionata... Sono andata tre volte in carcere... è orribile.Ho avuto il primo ragazzo a 12 anni, però ero molto timorosa, gli dicevo: 'Dammi solo la mano', avevo paura che mi baciasse... Ora sono sola, vivo soltanto con mio figlio, non ho nessuno... Qualche volta ho voglia, quando sono disperata, di inalare colla, ma penso a mio figlio, che quando sarà cresciuto non gli piacerà che io sia così, penso che devo educarlo, che ho responsabilità... Voglio molto bene al mio bimbo, voglio apprendere un mestiere, poi lavorare per potergli dare tutto ciò che io non ho ricevuto... La povertà dovrebbe finire, non è giusto..."

Alzare la voce per i sogni dei bambini è un dovere di tutti. Senza i loro sogni il nostro mondo scivolerà verso nuovi incubi. I loro sogni sono l'orizzonte verso cui camminiamo. I sogni dei bambini ci indicano la strada da percorrere. Ogni sogno infranto rende più incerta la direzione, più faticoso il nostro cammino.

In un canto popolare brasiliano si afferma: “Se un uomo sogna da solo è solo un sogno. Se si sogna insieme è la realtà che comincia”

Buona notte.
Barbara Massa

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